Post by JK on Jul 23, 2005 17:42:57 GMT
There's a new biography for Jentina on the site of EMI.it, her Italian label...
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«Se potessi rinascere vorrei essere italoamericana, come uno dei personaggi dei film con Robert De Niro. Io l'Italia la adoro: per la moda, il cibo e soprattutto i ragazzi. Solo loro sanno veramente parlare la lingua dell?amore». Jentina, la nuova bellissima promessa dell?hip hop inglese, nutre una vera e propria passione per l?Italian style. In un certo senso, per lei la moda è una questione di vita o di morte: «Beh, posso dire che uno stilista italiano mi ha salvato la vita: un giorno ero a sciare, e ad un certo punto è calata una nebbia tanto fitta che non si vedeva più nulla, per fortuna indossavo un enorme cappello giallo firmato Emilio Pucci grazie al quale mi si sarebbe vista anche al buio». L?amore per l'Italia di Jentina è frutto un po? anche delle sue origini Rom che la fanno sentire parte di tutto il mondo (la mamma è una nomade romena). In realtà, la ragazza nasce 20 anni fa in una roulotte a Woking, nel Surrey, Inghilterra. «Lì sembra che non succeda mai nulla e invece molte delle persone con cui ho passato la mia infanzia oggi sono diventate famose. Uno dei Busted era un mio compagno di scuola e il cantante degli S Club 7 era il mio vicino di casa, mentre con uno dei ragazzi dei 411 prendevamo l?autobus per la scuola insieme». L?adolescenza la passa in mezzo a tredici tra fratelli e sorelle, fino a che la madre non la caccia via di casa e lei a 15 anni se ne va a Miami. È lì che respira l?aria migliore dell?hip hop americano. Al suo rientro in Inghilterra, trova lavoro in un negozio di abbigliamento di Londra dove viene scoperta da un discografico. Dopo l?esordio fulminante dello scorso anno con il singolo Bad Ass Strippa, Jentina esce con un album: un concentrato di electro e hip hop old school con aperture sul pop melodico. Il disco porta il suo nome (Jentina lo ha preso dalla madre e dalla nonna: sono tutte nate lo stesso giorno) e il marchio della sua personalità: «Le canzoni del disco parlano di me, ma non lo definirei un concept album. Ogni pezzo vive di vita propria: c´è un po' di hip hop, un pezzo triste dedicato a una persona cara che si è suicidata e un po' di elettronica. È un mix di ciò che sono io». E Jentina è un concentrato esplosivo di talento, bellezza e personalità: «Ho scritto ogni canzone del disco. Per me comporre è una necessità. Non capisco quegli artisti che passano tutta la vita a fare i cantanti, limitandosi ad interpretare i pezzi scritti da qualcun altro». L?album è prodotto da Jimmy Douglas, ingegnere del suono di Timbaland. Ma non ci si deve far trarre in inganno dalla produzione di stampo hip hop, perché lo stile delle dodici canzoni che compongono il disco varia tra pop, rock, R&B, elettronica anni 80 e colonne sonore da film western di Morricone. Del resto, gli artisti che Jentina prende come riferimento coprono generi piuttosto diversi tra loro: «Il mio modello assoluto è Debbie Harry (Blondie). Credo che sia la donna più affascinante e ricca di talento di tutti i tempi. Impazzisco per gli Ac/Dc. Ma l'artista per cui mi accontenterei persino di tenerle l?asta del microfono è Juliette Lewis And The Licks. Mi piacciono molto anche i Kings of Leon e John Legend». L?hip hop non è quindi l?unica risorsa musicale per Jentina: «Lo faccio perché è la prima cosa che ho imparato a fare e mi riesce bene. Io adoro il rock'n'roll e non escludo che il mio secondo disco avrà un suono rock». Hip hop o rock, ciò che conta è che la sua vitalità incontenibile trovi modo di esprimersi: «Le canzoni del mio album descrivono parti di me, anche se non raccontano singoli episodi della mia vita. Prendiamo ad esempio Bad Ass Strippa: parla di una spogliarellista, e quella non sono io. È una canzone sul fatto di essere poco raccomandabili e quindi riguarda me. L?immagine che ho voluto dare è quella di una ragazza scapestrata, ciò che ero io fino a qualche anno fa». A Mysterious, il pezzo che apre l?album, è legato un aneddoto sulla sua storia d?amore con Keith Flint, il leader dei Prodigy: «Ho conosciuto Keith ad una festa a casa di un amico. Mentre ero lì con il mio lettore mp3 ad ascoltarmi una canzone che avevo scritto, è venuto da me Keith e mi ha detto: 'Che cazzo, è magnifica, la devi assolutamente mettere su un disco questa'. L?ho anche prodotta. È la prima canzone che ho fatto». La storia di Smoke è molto più triste: «Nel periodo in cui conducevo una vita sregolata, mi drogavo, bevevo, fregandomene di tutto, non ho dedicato molto tempo alla mia famiglia. Quattro anni fa ho perso mio fratello Harry e oggi mi pento di non essergli stata abbastanza vicina. Questa è l?unica cosa che cambierei se potessi tornare indietro. Per il resto rifarei tutto. Sia le cose da brava che da cattiva ragazza». French Kisses l?ha scritta dopo una notte di bagordi insieme alla sua amica: «Prima di entrare in studio ho dovuto fare un pisolino sul divano per riprendermi. Oggi non tocco più né alcol né droghe». Here I Come è una lezione di autodifesa: «Faccio boxe da quando ero bambina; è una passione che ho preso da mio padre. Per me è stata una necessità per difendermi. Ero una ragazzina bionda con un bel faccino che non avrebbe mai potuto mettere paura a nessuno. Per la base ho ripreso il tema di ?Rocky?». Per il futuro Jentina sogna di vivere in una bella casa ?alla moda?: «Io o mio marito dovremmo essere miliardari perché voglio una piscina con le piastrelle firmate da Emilio Pucci. Poi vorrei dei figli italiani». Anche per l?amore Jentina sceglie il "made in Italy": «La storia con Keith Flint è finita un paio di mesi fa, perché lui si sentiva più figo di me, ma non lo era affatto. Ora sto con un bellissimo modello di 23 anni per metà italiano». E se le cose non dovessero funzionare, ha pronta la soluzione: «Nel caso in cui diventassi povera potrei vendere la mia collezione di scarpe. Ne ho 300 paia. Se c'è una cosa da cui invece non mi separerei mai sono i miei gioielli d?oro. Quando avevo due anni mia madre mi ha messo degli orecchini che non ho più tolto. Quelli fanno parte delle mie origini zingare e non li posso toccare».
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